Il marmo è un materiale senza tempo, che non risponde alle mode, ai luoghi e alle epoche storiche. Che lo si utilizzi per esterni, per la graniglia o che lo si reinventi nelle pietre ricomposte, duttili, tecnologiche e di facile manutenzione, il marmo rimane un materiale che è capace di ammaliare chiunque.
A riportarlo in auge è stata la fiera Marmomacc 2016, evento dedicato agli architetti e ai designer che considerano il marmo, le pietre naturali e le pietre ricomposte dei veri e propri alleati del loro lavoro e dell’interior decoration. Si tratta di materiali che vanno particolarmente di moda perché infondono un senso di sicurezza, perché garantiscono una lunga durata temporale e perché sono capaci di conciliare tra loro la tecnologia con la tradizione.
Secondo Vincenzo Pavan, architetto rinomato ed esperto di design litico, nonché curatore delle mostre culturali di Marmomacc per molte edizioni passate, gli architetti e i designer farebbero bene a formarsi per dare al marmo (ma più in generale a tutti i materiali naturali) una nuova vita: architetti e designer, spiega l’esperto, “devono formarsi su questi software per elaborare forme sempre nuove e trovare applicazioni quanto più ardite: sia nell’architettura di interni in forma di pareti divisorie modulari, sia negli edifici di rappresentanza, soprattutto nel contract”.
Insomma, l’obiettivo che gli esperti del settore dovrebbero darsi, è quello di sviluppare una nuova cultura, anche se il tema di fondo rimane antico. “Nel momento del progetto, architetto e designer devono sempre porsi una domanda: questa forma è adatta per questo tipo di pietra?”.
Ma quello che in molti si chiedono è come faccia un oggetto a resistere alle mode che, oggi più che mai, si susseguono a ritmo serrato. Secondo Vincenzo Pavan, “affinché una componente di architettura o un oggetto di design, come una lampada, durino nel tempo e diventino un’icona, c’è bisogno che il designer metta a punto un sistema costruttivo più che una forma in sé”. L’esempio portato da Pavan è quello del maestro Angelo Mangiarotti, che ha pensato bene di lavorare sul rapporto tra forma e funzione, sui processi di lavorazione, sulla qualità della materia prima e sul concetto di equilibrio.